lunedì 18 ottobre 2010

ECONOMIA, AGRICOLTURA BIOLOGICA, SCUOLA E BUONA ALIMENTAZIONE

Partiamo dall’idea che il PIL (il prodotto interno lordo) non può misurare cosa viene distrutto o danneggiato per produrre un determinato bene, sia naturale che artificiale. Consideriamo che l’azienda, nel prezzo di vendita, non inserisce mai il “risarcimento” per i danni che comporta la produzione del suo bene, sia sulla salute dei consumatori che all’ambiente. Prendiamo atto, di conseguenza, che ci illudiamo di pagare meno un prodotto solo perché abbiamo la sensazione immediata dello scontrino alla cassa più basso.
Spesso ci fermiamo all’apparenza di quello che ci circonda ed è difficile combattere ciò che l’occhio o il portafoglio ci mostra in quell’istante. E’ difficile impegnare il nostro tempo per scoprire quanto spendiamo poi per la nostra salute e la quantità di tasse che puntualmente finiscono investiti in un giorno di ospedale per ogni persona che accuserà disturbi alimentari o derivanti dalla sua alimentazione. Non starò qui a snocciolare le svariate conseguenze dei danni causati da concimi chimici sul nostro organismo e quanto i nostri polmoni assorbono da quelle industrie che producono sostanze artificiali per l’agricoltura. Passerò direttamente al punto che probabilmente vi stupirà e farà fatica a convincervi.
I prodotti derivanti da agricoltura biologica a filiera corta (cioè prodotti provenienti da campi coltivati vicini al consumatore) possono avere lo stesso prezzo di quelli che abitualmente compriamo al supermercato. Ovviamente parliamo di frutta e verdura di stagione.
Il prezzo dei prodotti alimentari che troviamo sugli scaffali nei centri commerciali, è deciso dalle “centrali d’acquisto”. Sono società che, avendo forza economica alle spalle e lavorando per conto delle grandi catene di distribuzione, possono applicare pressioni sui coltivatori e costringerli a vendere a prezzi bassissimi, non preoccupandosi del fatto che il coltivatore per vendere a prezzi così bassi (spesso sotto il costo di produzione) dovrà ricorrere sempre più a concimi e “dopanti” chimici e spesso a lavoratori in nero e sottopagati. Prezzo più basso? Non certo per noi, ma per i grandi centri commerciali. La contrattazione tramite le “centrali d’acquisto” servono solo ad un abbassamento del prezzo per la grande distribuzione. Il prodotto acquistato, da quel momento in poi, dovrà passare da diverse “mani” e si aggiungeranno al prezzo pubblicità e trasporto (quasi sempre si parla di centinaia di chilometri).
Cosa si può fare? Come si può invertire questa tendenza al falso risparmio senza freni, che intacca la nostra salute e soprattutto quella dei nostri figli?
Le istituzioni potrebbero iniziare a proporre pasti a base di prodotti biologici e a filiera corta nelle scuole. Negli Asili Nido romani è già così e i dati dicono che il prezzo per ogni pasto aumenti solo di 1 euro. Credo che sia un aumento davvero ridicolo per la salute dei bambini che frequentano le nostre scuole, senza considerare che la diffusione del “metodo biologico” comporterebbe l’annullamento di quella differenza di prezzo.
Il motto deve essere: investiamo sulla salute e non solo sulla cura della malattia.
Iniziamo ad inserire nelle scuole pubbliche e negli ospedali un tipo di alimentazione sana e controllata, apriamo un farmer market (un mercato ortofrutticolo con prodotti di zona e di stagione) e rilanciamo così anche il mercato agricolo delle campagne che ci circondano.
Non lasciamo il nostro futuro agli stupidi o agli speculatori economici.

CITAZIONE DAL TESTAMENTO DI JUSTUS VON LIEBIG (chimico per l’agricoltura, 150 anni fa)
"Confesso volentieri che l'impiego dei concimi chimici era fondato su delle supposizioni che non esistono nella realtà. Questi concimi dovevano portare una rivoluzione completa in agricoltura. Il concime di stalla doveva essere completamente escluso e tutte le materie minerali asportate dai raccolti, sostituite con dei concimi chimici. Il concime doveva permettere di coltivare su di uno stesso campo, senza discontinuità e senza esaurimento, sempre la stessa pianta, il trifoglio, il grano ecc., secondo la volontà e i bisogni dell'agricoltore. Avevo peccato contro la saggezza del Creatore e ho ricevuto la dovuta punizione. Ho voluto portare un miglioramento alla Sua opera e nella mia cecità ho creduto che nel meraviglioso concatenamento delle leggi che uniscono la vita alla superficie della terra, rinnovandola continuamente, un anello era stato dimenticato, che io povero verme impotente, dovevo fornire"

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