In Consiglio Comunale è stata approvata la delibera, da
inviare al Consiglio delle Autonomie Locali (CAL), che esprime la richiesta di
quest’amministrazione di far passare il Comune di Saronno nella provincia di
Milano e nella conseguente futura Città metropolitana di Milano.
Il dibattito in Consiglio Comunale è stato pacato e ogni
forza politica ha avuto l’occasione di esternare i propri dubbi, evidenziando
sia i possibili vantaggi che gli svantaggi. Tuttavia la nostra maggioranza ha
circostanziato la propria decisione con dati tecnici e analizzando i singoli
articoli della legge che porterà alla riorganizzazione delle province: la città
metropolitana di Milano avrà la possibilità di pianificare il territorio e le
reti infrastrutturali, di organizzare i servizi pubblici in ambito
metropolitano, di gestire viabilità e mobilità e coordinare lo sviluppo
economico e sociale del territorio, tutte funzioni che la provincia non avrà;
al contrario le opposizioni si sono limitate a sollevare molti “se” e molti
“ma”, non portando mai dati a supporto della decisione contraria alla delibera.
Perché, sia chiaro, l’aver votato contro o l'essersi astenuti vuol dire aver
deciso di appartenere a una futura provincia pedemontana che non sarà più
quella di Varese: questa, sparendo, entrerà a far parte di una macro-provincia
comprendente quelle di Como, Lecco e Monza-Brianza. In Consiglio Comunale, PDL,
LEGA e UI hanno dichiarato che per loro è più giusto attendere, dimenticando
però di sottolineare che il loro indugiare ha il valore pratico di una
approvazione verso una futura appartenenza alla suddetta macro-provincia, che
avrà quasi sicuramente Monza come capoluogo, con le ormai decennali difficoltà
di collegamento viabilistico e ferroviario.
Più volte è stato ripetuto: “È fondamentale che ci sia
un’unione tra i comuni del saronnese”. Ma quanti sforzi ha realmente investito
la politica locale per cercare di creare questa aggregazione? Allo stato dei fatti l'unione si è verificata
solo per cause di forza maggiore. In passato i sindaci del saronnese sono
caduti nell’errore di guardare solo nel proprio “orto”, spesso a discapito dei
servizi e dei molteplici vantaggi che intenti comuni tra le città del saronnese
avrebbero portato ai propri cittadini. Basti
pensare a cosa si potrebbe realizzare
lavorando insieme sui problemi riguardante i trasporti, l’inquinamento,
la gestione dei rifiuti come anche dell’acqua, i provvedimenti di carattere
socio-assistenziale.
La stessa cosa è accaduta su scala nazionale: quanti anni
hanno avuto a disposizione i politici italiani per riordinare le province e per
fare studi approfonditi sotto ogni aspetto, sia economico sia sociale? Molti.
Eppure niente: tutti i partiti hanno nel proprio programma elettorale la
riduzione se non la soppressione delle province, ma nessuno ha mai operato
concretamente in tal senso, limitandosi a istituire moribonde commissioni
parlamentari . Unico partito a distinguersi, noi dell’Italia dei Valori, con
una proposta di legge di iniziativa popolare volta ad abolire le province,
portata in Parlamento ai primi di luglio, che ha ricevuto voto contrario di
PDL, LEGA e PD.
Qual è stato il risultato di questi anni? Proprio l'opposto
dei programmi sbandierati in campagna elettorale: le province italiane sono
andate a moltiplicarsi raggiungendo il numero di 110, con annessi carrozzoni
politici e società partecipate.
E' su quest’onda di conservazione degli attuali ruoli politici che interpreto l’ultima
proposta che arriva dal presidente della
provincia Dario Galli, che chiederebbe l’autonomia del varesotto. Proposta che
non è supportata da un elenco di vantaggi che otterrebbero i cittadini da tale
autonomia, o meglio isolamento. Di sicuro si potrebbe fare un lungo elenco di
vantaggi per i partiti politici, e ciò non sarebbe altro che un’ulteriore
dimostrazione di quanto la politica “vecchio stampo” sia il freno più grande
alla realizzazione di qualsiasi riforma positiva nel nostro Paese.
L'Italia dei Valori lo ripete da anni che è necessario
smantellare quelle nicchie di potere politico che navigano contro ogni
miglioramento, ogni avanzamento economico e ogni utilità sociale. Le iniziative
Referendarie che ci vedranno impegnati nelle piazze ad ottobre per eliminare i
privilegi dei parlamentari e i finanziamenti pubblici ai partiti, sono
l’ennesima dimostrazione.
Ora c’è un Governo tecnico che, per quanto personalmente ne disapprovo la natura per nulla democratica, ha spronato l’immobilità politica su quest’argomento. Per la prima volta viene affrontata concretamente la riorganizzazione dello Stato, delegando ai Comuni, nel pieno della propria autonomia, la possibile richiesta di uno spostamento in una provincia più coerente con la propria storia, la propria economia e i propri legami sociali e commerciali.
Ed è questo che sta cercando di fare la nostra amministrazione! Non nascondo che mi aspettavo la collaborazione della minoranza, che invece purtroppo sembra opporsi, ancora una volta, solo perché seduta dalla parte opposta dei banchi consiliari o per indicazioni dei partiti che vanno oltre il locale.
Ora c’è un Governo tecnico che, per quanto personalmente ne disapprovo la natura per nulla democratica, ha spronato l’immobilità politica su quest’argomento. Per la prima volta viene affrontata concretamente la riorganizzazione dello Stato, delegando ai Comuni, nel pieno della propria autonomia, la possibile richiesta di uno spostamento in una provincia più coerente con la propria storia, la propria economia e i propri legami sociali e commerciali.
Ed è questo che sta cercando di fare la nostra amministrazione! Non nascondo che mi aspettavo la collaborazione della minoranza, che invece purtroppo sembra opporsi, ancora una volta, solo perché seduta dalla parte opposta dei banchi consiliari o per indicazioni dei partiti che vanno oltre il locale.
Se si provasse realmente
a collaborare tra diverse forze politiche saronnesi, sono sicuro che si
riuscirebbe a coinvolgere in una decisione comune anche tutte le altre realtà
che circondano la nostra città, che adesso, nascoste dietro alla trincea dei
propri dubbi rischiano di accettare passivamente le decisioni del CAL e di
farci quindi inglobare in una grande provincia che poco avrà a che fare con i
problemi da risolvere sul nostro
territorio. .
Stefano Sportelli
Stefano Sportelli